Complottismo vs Candorismo
Sempre di più negli ultimi anni assistiamo ad una polarizzazione del dibattito pubblico, che si traduce nell'inconciliabilità di due opposte fazioni senza possibilità di discussione e argomentazione che aiuti a riflettere e magari a trovare una sintesi. Le posizioni articolate e soprattutto il confronto, vengono così meno, a detrimento della convivenza sociale.
Forse non è un caso che ciò avvenga. Pare che sia una strategia dei poteri dominanti che detengono il controllo dei social media. Ecco, sono già nel complottismo! Ovvero un candorista affibbierebbe immediatamente lo stigma di complottista all'autore di una simile affermazione, a proposito della quale mi esimerò qui dall'entrare nel merito.
La storia mondiale e in particolare la storia italiana è densamente cosparsa di complotti. Per decidere se quanto ho appena affermato corrisponda a verità occorre prima aver presente cosa effettivamente si intenda per complotto.
Una bellissima e sintetica definizione di complotto ce la forniscono i Wu Ming, che hanno dedicato al tema un libro specifico, La Q di Complotto. Vado a memoria: siamo in presenza di un complotto nel caso in cui due o più persone tramano in segreto ai danni di una terza. E quindi direi che a proposito di quanto sopra affermato possiamo dire di rientrarci abbondantemente. Basti pensare a tutto il terrorismo nero e rosso degli anni Settanta del secolo scorso.
Quindi quelli erano complotti veri. Il guaio è che per sapere se una data teoria sia una fantasia di complotto o sia un reale complotto, serve il senno di poi, il giudizio che deriva dalle analisi e dalle ricostruzioni accurate. La fantasia di complotto si rivela fondata o infondata solo a valle di esse.
Quindi come orientarsi?
Sempre i Wu Ming nel libro di cui sopra enumerano alcuni criteri per riconoscere le fantasie di complotto. Non li riporto: leggetevi il libro! La mia opinione è che comunque questi possono essere dei validi criteri per orientarsi a priori, ma la classificazione certa resterà sempre a posteriori. Un po' come per l'indagine di un giallo: posso trovare il movente e l'arma del delitto, ma di per sé non saranno sufficienti ad emettere una sentenza di condanna. Come per l'ipotesi di Riemann: posso trovare un miliardo di zeri della funzione zeta incriminata sull'asse dei complessi di componente reale 1/2, ma non avrò dimostrato il teorema, anzi sarà sufficiente uno zero fuori da essa per decretarlo falso in modo definitivo. Quindi?
Quindi calma e gesso direbbe un biliardista!
Vedere complotti ovunque è secondo me spesso frutto di un atteggiamneto mentale, che parte da una sfiducia nelle istituzioni i nella comunità scientifica anche motivata, e adotta il meccanismo di dare per buona in partenza la propria tesi e cercare le sole ipotesi che la avvalorino. Forma mentis che a sua volta è frutto di un atteggiamento psicologico - quello di cercare La spiegazione universale che tutto ordini affinché la realtà possa essere ritenuta sotto controllo e dunque prevedibile.
D'altra parte negare a priori l'esistenza di complotti, anche di alto livello, e fidarsi aprioristicamente delle fonti ufficiali (ufficialismo) come se non esistessero interessi che animano chi ne detiene il controllo, rivela una forma d'ingenuità imperdonabile, in quanto significa non conoscere il passato, da cui il termine da me usato , candorismo.
Ecco, tra i due opposti atteggiamenti mentali propongo qui, visti i numerosi smacchi delle opposte fazioni, di non decidere in nessun caso a priori, ma di provare ad analizzare con pazienza e metodo.
Avverto, ma era già chiaro dal menù a tendina, che nel mio caso, almeno per i temi su cui ho scelto di esprimermi, viene fuori un generale rifiuto delle varie teorie cospirazioniste, le quali, quando sono infondate, hanno il difetto di bloccare la fiducia e di frenare perciò alcuni sviluppi possibili che, a ben vedere, secondo le mie considerazioni, danneggiano la comune convivenza.
Ma vediamo tema per tema.